È tempo per il Rosé e un po' di «vino naturale»
L'Italia è diversità – anche nel vino – variabilità degli uvaggi e dei metodi di produzione. I quattro vini rosé che vi presentiamo oggi potrebbero essere difficilmente più diversi. Provengono dal Lago di Garda, dal Piemonte, dalla Toscana e dalla Puglia, ognuno da uno o più vitigni, ognuno una scoperta.
La diversità si manifesta anche nella coltivazione e nella vinificazione. Il mondo di Josko Gravner è particolarmente affascinante. Una volta nella vita bisogna assolutamente confrontarsi con il suo Ribolla Gialla. Chi lo scopre trova una nuova dimensione nel vino, un vino che i re di Babilonia bevevano 2-3000 anni fa. Piacerà o meno. Io lo apprezzo soprattutto – non solo – con gli asparagi!
«Il Disperato», il disperato, è il nome che Mariano Buglioni ha dato al suo vino bianco, che produce con le uve di una piccola parcella di viti di Garganega in coltivazione a pergola. Si cercò disperatamente e senza successo un nome per il nuovo vino bianco e alla fine si scelse «il Disperato». La fermentazione dura 15 giorni, e spesso si lascia un po' di zucchero residuo. Segue un invecchiamento di cinque mesi in serbatoi d'acciaio. Il vino è facile, accessibile e simpatico. Presenta note floreali e fruttate, una freschezza straordinaria e una vivacità stimolante. Il vino ideale per l'aperitivo.
La resa di questa Ribolla Gialla in purezza è di 2500 kg per ettaro. Le uve vengono fatte fermentare in anfore grazie ai soli lieviti indigeni, e nelle anfore restano per maturare un anno. In seguito il vino riposa per 60 mesi in botti di rovere. Vengono prodotte circa 14.000 bottiglie. Qualsiasi tipo di filtrazione viene rigorosamente esclusa. Nel bicchiere appare di un giallo ambra leggermente nuvoloso. Il bouquet, di immensa profondità, è caratterizzato da chiare note minerali e floreali. Un vino bianco totalmente insolito: il palato è pieno di tannini succosi. La Ribolla Gialla di Gravner si presenta come un vino archetipico, vigoroso e con grande carattere.
Nicola Manferrari è un filosofo e un artista che non risparmia sforzi e tempo per progettare anche il più piccolo dettaglio in modo da essere soddisfatto del risultato senza compromessi. E non si accontenta subito di se stesso e dei suoi vini. Va a fondo alle cose, conosce ogni vite e il sottosuolo su cui si trova, sa come il vino si è sviluppato negli anni precedenti e molto altro. E così lavora nel modo più complicato, vinificando ogni sua parcella separatamente per creare un complesso mosaico di note e toni diversi, che poi mette insieme per formare un quadro complessivo. Proprio dietro il pittoresco borgo, tra le vecchie mura della sua azienda ha allestito una cantina pulitissima. Alle sue spalle iniziano i ripidi pendii del Collio, probabilmente tra i migliori di questa regione privilegiata. Le uve di Malvasia vengono macerate a freddo per un breve periodo prima della pressatura. Questo accentua gli aromi. Il mosto e il vino giovane vengono affinati in Caratelli di secondo passaggio. A secondo della qualità dell'annata, Nicola Manferrari imbottiglia alcune delle botti come Selezione Italo & Bruno (i nomi dei genitori di Nicola).
"Fuori misura", questo è il commento di uno dei primi clienti che ha assaggiato il Rosato di San Giusto a Rentennano. Poi ha aggiunto: "incomparabile, come tutto ciò che San Giusto produce". Infatti, il Rosato di Luca Martini di Cigala è diverso da tutto ciò che è comunemente conosciuto. Il vino è composto da due parti. La prima parte proviene dal cosiddetto "Salasso", mosto giovane che, appena iniziata la fermentazione del Sangiovese, viene separato dal resto, cioè con un colore minimo, in modo che il resto del vino acquisisca più intensità, tannini e ricchezza aromatica. La seconda parte è ottenuta dalla pressatura di uve Sangiovese immediatamente prima dell'inizio della fermentazione. Le due parti insieme danno vita a questo vino relativamente leggero, pur risultando un rosato piuttosto scuro, fresco e aromatico. Meraviglioso, con un accenno di spezie toscane che accompagna il fresco.
Adriana Galasso e Fausto Albanesi, lei ex insegnante, lui in formatico, sono due viticoltori estremamente precisi. I loro due bianchi e i loro vini rossi (Montepulciano d'Abruzzo) convincono ormai da decenni con l'uscita di ogni annata. Inoltre, recentemente hanno presentato un rosato, che in Abruzzo si chiama Cerasuolo DOC. È uno degli esempi più belli di vini rosati che conosciamo. Viene prodotto con uve Montepulciano provenienti dalla propria coltivazione biologica. Dopo la diraspatura e una brevissima macerazione, gli acini vengono immediatamente pressati. A seguito di una pre-chiarifica il mosto brillante viene portato a fermentare a bassa temperatura. Il Cerasuolo conserva così la sua freschezza vinosa, e tutto il suo ammaliante bouquet fruttato.
Che Roberto Conterno – il creatore del leggendario Monfortino e di altri grandi Baroli – avrebbe mai lanciato un Rosato sul mercato, fino a poco tempo fa, sembrava un pensiero quasi eretico. Ma con l'acquisto dell'Azienda Nervi a Gattinara, questa certezza presunta è svanita nell'aria. Ciò che rimane invariato, però, è che quando Roberto Conterno si dedica a qualcosa, punta sempre alla perfezione assoluta. E questo lo ha fatto anche con il suo Rosato, un vino di straordinaria finezza, eleganza e un'espressività cristallina. Sono stati utilizzati solo i migliori grappoli per questo Rosato brillante, fresco e finemente aromatico. Il suo bouquet seduce con note di agrumi, violetta e bacche fresche – un capolavoro che dimostra quanto grande possa essere un Rosato.
I vini rosati polarizzano gli intenditori di vino: inimmaginabile per alcuni, indispensabile per altri quando immaginano se stessi su una terrazza soleggiata in riva al lago davanti ad leggero piatto di pesce. Ma una cosa è certa: è difficile trovare un buon rosato, poiché troppi viticoltori non prendono molto sul serio questa categoria di vino. Gianfranco Comincioli la vede diversamente: "O faccio qualcosa aspirando alla perfezione o lascio stare". Il suo Rosato è il risultato di un'attenta selezione delle uve e di una sapiente e precisa lavorazione del mosto. L'espressione aromatica è quindi caratterizzata da una potenza e un'intensità inaudite, che ricordano i frutti di bosco appena raccolti. Al palato risaltano la dolcezza del fine estratto e un maestoso equilibrio.
Con il Capìsme-e (in dialetto piemontese: «capiscimi»), il comproprietario, direttore ed enologo Oscar Arrivabene vuol far conoscere il Nebbiolo a tutti i giovani appassionati che si trovino alle prime armi con questo vitigno - ma anche agli intenditori! Questo vino presenta l’esigente Nebbiolo in una veste molto schietta, in tutta la sua eleganza e vivacità. Il Capìsme-e è vinificato senza la presenza di legni, appositamente per esprimere il suo lato più fruttato in purezza, come anche la sua vivace morbidezza. Nasce da un vigneto di alta qualità: con un affinamento di due anni in legno sarebbe un meraviglioso Barolo.
La famiglia Bertani ha alle spalle generazioni di storia: i suoi antenati hanno fondato l'azienda nel XVI secolo e l'hanno gestita fino ai tempi moderni. Qualche anno fa, una parte della famiglia si è separata ed è diventata indipendente con la magnifica Tenuta Santa Maria. Gaetano Bertani, padre dei due giovani mecenati Giovanni e Guglielmo, ha tracciato con la sua azienda un percorso che oggi è considerato un modello, concentrandosi interamente sugli antichi vitigni autoctoni e praticando una viticoltura esemplare. Il Pràgal è la risposta della Tenuta Santa Maria, generalmente più orientata alla tradizione, al gusto degli intenditori più giovani, in quanto una parte di Merlot e Syrah si affianca alla Corvina autoctona e apporta un carattere fruttato-speziato all'insieme. Le uve vengono vinificate parzialmente appassite. La fermentazione e la macerazione durano fino a 15 giorni, seguiti da un affinamento in grandi botti di rovere nelle vecchie cantine di Arbizzano di Negrar. Gli aromi sono lusinghieri, fruttati, ricordano i frutti rossi, le rose appassite e le amarene, speziati. Al palato, l'abbondanza di fusione gioca con l'acidità rinfrescante. I tannini sono elastici e morbidi.
La Tenuta IL Borro si trova vicino ad Arezzo, immersa in un paesaggio incontaminato e magnifico. Il vigneto è integrato in un borgo toscano restaurato con la massima perfezione. Da tempo Salvatore Ferragamo, il capo dell'azienda, sperimentava con le anfore. Ora è arrivato il momento. Grazie ai consigli di Luca d'Atoma, il suo celebre enologo che accompagna IL Borro con successo fin dagli inizi, è riuscito a fare maturare un Sangiovese meravigliosamente profumato nelle anfore. I contenitori in terracotta provengono, tra l'altro, da Marco Manetti, fratello di Giovanni, capo dell'Azienda Fontodi. La famiglia Manetti produce ceramiche a Impruneta da secoli (alcuni dei loro prodotti sono disponibili presso Caratello). Ma torniamo al vino: mostra un aroma meravigliosamente profumato, è fruttato, vivace e con una definizione precisa. Succoso e ben equilibrato al palato.